Il manipolatore affettivo è una figura di cui si sente parlare spesso, soprattutto contestualmente a fatti di cronaca che vedono coinvolte donne vittime di violenza fisica e psicologica. Probabilmente i manipolatori affettivi sono sempre esistiti, ma al giorno d’oggi grazie agli studi sulla psiche umana abbiamo una conoscenza migliore di quali siano le loro caratteristiche, quali strategie relazionali mettano in campo per raggiungere i propri scopi e quali metodi utilizzare per difendersi.
Affrontare questo argomento nel mese che celebra l’amore può aiutare a distinguere una relazione sentimentale funzionale da una disfunzionale e capire come comportarsi se si sospetta di aver a che fare con un manipolatore affettivo patologico. Diventare consapevoli del fatto che si sta subendo una manipolazione affettiva è infatti il primo passo per reagire alla situazione che ci fa stare male. Il percorso può anche essere lungo e difficile, ma è uno step fondamentale per tornare a prendersi cura della propria salute emotiva e vivere relazioni affettive sane. Questo vale in particolare per i rapporti d’amore, ma il discorso si può estendere anche all’ambito lavorativo, familiare e nelle amicizie.
Che cos’è la manipolazione affettiva?
Di fatto a tutti può essere capitato, più o meno consciamente, di aver utilizzato gli altri per raggiungere i propri scopi attraverso un qualche tipo di manipolazione. Cercare saltuariamente di condizionare scelte o influenzare preferenze è da considerarsi del tutto umano, perché consiste nell’adattare le situazioni in senso favorevole a se stessi per garantirsi qualcosa di meglio o di più rispetto agli altri. Basti pensare a quando si è piccoli e si vuol convincere la mamma a giocare ancora o a mangiare un altro gelato dopo che si è già fatto la merenda. Quando però nell’età adulta questo stile relazionale diventa preponderante, continuativo e nocivo verso la salute psichica di un’altra persona, potremmo essere davanti a un caso di manipolazione affettiva.
Il manipolatore affettivo tende infatti a utilizzare l’aspetto emotivo per indurre chi lo circonda, e soprattutto il partner, a comportarsi, pensare o sentire in un determinato modo che gli consenta di avere una posizione di vantaggio. In altre parole, fa diventare la manipolazione affettiva una strategia psicologica per avere il controllo.
Come si comporta il manipolatore affettivo?
A dispetto di quanto si possa pensare, il manipolatore affettivo non cerca di avere il controllo sulle altre persone perché sicuro di sé, integro e invulnerabile. Al contrario, il manipolatore affettivo è un soggetto con bassa autostima che fa di tutto per nascondere le proprie debolezze e insicurezze. Esattamente come se indossasse una maschera, cela le proprie paure assumendo atteggiamenti dominanti. Criticare senza motivi fondati, giudicare gli altri a prescindere e apparire perfetti sono alcuni metodi che il manipolatore adotta per sentirsi superiore.
Abile nel trovare i punti deboli del partner, utilizza le pregresse ferite affettive dell’altra persona per raggiungere i propri scopi, facendo leva sui sensi di colpa. Tendendo a deresponsabilizzarsi, è un maestro del vittimismo che recita la parte di chi subisce umiliazioni. Incapace di essere assertivo, chiaro e diretto, impiega un linguaggio aggressivo o ambiguo che destabilizza l’altro interlocutore. In aggiunta a questo identikit, il manipolatore affettivo non sopporta i “no”, perché fonte di frustrazione per il suo ego e rischiosi per il suo fare dominante.
Le fasi della manipolazione affettiva
- Love Bombing: il manipolatore affettivo fa sentire il partner al centro del mondo, grazie a complimenti, gesti eclatanti e piccole premure che, all’apparenza, si mostrano curative rispetto alle fragilità emotive dell’altra persona.
- Svalutazione: ottenuta la fiducia del partner, che si è aperto e ha abbassato le difese, il manipolatore affettivo tenta di distruggere il benessere psicologico dell’altra persona, insinuando dubbi, colpevolizzando e distorcendo la sua percezione della realtà.
- Allontanamento e riconquista: quando il partner ha esaurito le energie, il manipolatore affettivo sparisce lasciando l’altra persona emotivamente distrutta, per poi ricomparire promettendo che in futuro cambierà, migliorerà e si prenderà cura di un progetto di vita comune, ristabilendo così una dipendenza affettiva tossica.
Le conseguenze della manipolazione affettiva
Pur avendo una buona capacità di riconoscere le emozioni dell’altro, il manipolatore affettivo non è una persona empatica. Questa incompetenza a comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva altrui lo rende insensibile verso le conseguenze negative della manipolazione affettiva che provoca nel partner. Bugie ricorrenti, irascibilità, distorsione della realtà, silenzi prolungati, tendenza a isolare l’altra persona dai propri legami affettivi e ricatto emotivo sono difficili da sopportare per la psiche umana.
Le manifestazioni di questo disagio sono molteplici e di diversa intensità psicosomatica. Capita di provare vergogna, sensi di colpa e solitudine. Sono frequenti gli stati d’ansia e gli attacchi di panico. Si possono verificare episodi di rabbia e disorientamento. Non è raro che il partner sviluppi disturbi dell’alimentazione e della nutrizione che, se trascurati, possono trasformarsi in gravi problematiche di salute.
Come uscire da una relazione con un manipolatore affettivo?
Una volta compreso che la relazione in corso sta compromettendo il proprio benessere psicologico, occorre prendere le distanze dal manipolatore affettivo patologico. Il passo da compiere è tanto fondamentale quanto difficile, a causa della dipendenza psicologica che si è instaurata. Ma non è impossibile!
Un supporto importante può venire da un percorso di psicoterapia, durante il quale capire come ci fa sentire davvero quella relazione, valutare se l’altro ci sta manipolando emotivamente e trovare le risorse necessarie per gestire il rapporto o allontanarsi del tutto. Parlarne senza aver paura di essere giudicati, aprirsi con qualcuno professionalmente preparato ad accogliere la propria esperienza e vedere le circostanze da un punto di vista alternativo sono modalità per recuperare la propria centratura psicologica. Incontro dopo incontro, assecondando i propri tempi e nel pieno rispetto delle proprie sensibilità, sarà possibile tornare a prendersi cura di se stessi. Il cambiamento positivo innescato dalla situazione ci aiuterà a stare di nuovo bene e cogliere l’opportunità di vivere meglio le relazioni affettive.